SCHOLA CANTORUM Sedico (Belluno)


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La nostra storia

LA NOSTRA STORIA

Le origini della nostra schola cantorum risalgono sicuramente a secoli fa, dato che la Pieve (parrocchia) di Sedico è una tra le più antiche della diocesi di Belluno. Nel medio evo la schola cantorum (letteralmente sede dei cantori) era il recinto ricavato nella navata centrale delle chiese per accogliere i coristi durante le funzioni sacre. Più tardi col termine scuole (o schole) si intesero anche le varie associazioni (in questo caso dei cantori) e le confraternite (comprese quelle laiche che raggruppavano le varie corporazioni di lavoratori). Successivamente, e fino al secolo scorso, con l’introduzione dell’organo ad accompagnare il canto nelle chiese, l’orchestra (come si designava l’insieme dei coristi, dell’organo e dell’organista) fu sistemata su un soppalco sorretto da colonne appena all’interno della porta d’ingresso principale, come si può tuttora vedere nel duomo di Belluno e in altre chiese antiche (così era pure nella vecchia parrocchiale di Sedico, dove il palco e le colonne erano di legno dipinto). La grande distanza però tra l’orchestra e il celebrante (situati rispettivamente ai lati opposti della navata centrale) dava origine a parecchi inconvenienti, primo fra tutti la mancanza di sintonia tra il prete (che celebrava voltando le spalle ai fedeli e alla schola) e i cantori (compresi il loro direttore e l’organista); la gente poi, avendo il coro alle spalle, tendeva a distrarsi e a girarsi verso l’orchestra durante le esecuzioni più brillanti. A partire dal secolo scorso non vengono più costruiti palchi per l’orchestra mentre i coristi sono tornati a disporsi attorno all’altar maggiore e al celebrante, come avveniva nelle prime chiese cristiane, in quello spazio che significativamente viene denominato coro.

Notizie curiose
Sicuramente per oltre tre secoli ci fu l’usanza di offrire annualmente da parte del parroco un pranzo alla schola cantorum per le sue prestazioni. Infatti dal verbale redatto in occasione della visita pastorale del vescovo Giovanni Francesco Bembo, avvenuta il 15 settembre 1719, veniamo a sapere che il nuovo pievano (parroco) di Sedico Martino Casotti aveva speso “... per pranso dato ai Cantori 11 aprile 1719 L. 51:10 (quando, per avere un raffronto, le sementi di frumento per tutti i campi del beneficio parrocchiale di Sedico erano costate 9 lire).

Interessante è pure il fatto che il celebre musicista bellunese Antonio Miari (nato in città nel 1778 e morto a Landris nel 1854) accoglieva durante l’estate nella sua villa di Landris (poi ereditata dalla professoressa Bentivoglio e recentemente restaurata) i popolani per educarli ai canti corali delle sue opere liriche, poi rappresentate all’aperto, e alle messe cantate che venivano celebrate nella chiesa parrocchiale di Sedico (alcune delle quali da lui musicate).

Modesto Comin direttore della Schola fino alla II guerra mondiale
Nato nel 1877, dopo essere emigrato per un periodo in Svizzera, fu chiamato, quando era sui vent’anni, a fare il sacrestano della chiesa di Sedico, incarico che ricoprì per quasi cinquant’anni. Era anche custode del cimitero locale. Abitava nella casetta (costruita nel 1914 e demolita per far posto all’attuale canonica) e faceva il tessitore, mestiere che aveva imparato dal suocero. Avendo studiato la musica in gioventù, fu invitato a istruire e a dirigere la locale schola cantorum, che era chiamata a rendere maggiormente solenni le messe nelle feste più importanti e la liturgia in alcune funzioni.

La schola veniva accompagnata dall’organo suonato inizialmente dal maestro elementare Pietro De Mozzi, di famiglia nobile e originario di Lentiai, successivamente da Augusto Pasa, presidente del locale asilo infantile e proprietario dell’albergo poi demolito per far posto all’enorme condominio che ora delimita a nord la piazza principale di Sedico. Prima del 1939, venne più volte a Sedico da Belluno (dove faceva l’impiegato nell’ufficio del dazio) a suonare l’organo anche Bepi (Giuseppe) uno dei figli di Modesto che conosceva bene la musica tanto da impartire lezioni di pianoforte gratis in una scuola della città.
Sappiamo comunque che a istruire e a dirigere la schola di Sedico fu sempre, fino al termine della seconda guerra mondiale, Modesto Comin. I coristi, in genere contadini appassionati del canto sacro e tutti maschi adulti, erano una ventina; si riunivano 2 - 3 volte la settimana per le prove (e ciascuna durava anche due ore) per imparare soprattutto nuove messe (in genere del Perosi) e perfezionare l’esecuzione dei 41 campét (frasi) del Passio (Passione di nostro Signor Gesù Cristo secondo Matteo) a 4 voci, del Matutin (canto che veniva eseguito alle 4 la mattina di Natale) e delle Pastorelle (canzoni popolari natalizie).

Per alcune esecuzioni si aggiungevano le voci bianche dei fanciulli, che venivano istruiti dai cappellani. Probabilmente nel corso della prima guerra mondiale (ma soprattutto, pensiamo, durante l’invasione tedesca - autunno 1917 / autunno 1918), la cantoria deve essersi sciolta se nel bollettino parrocchiale di luglio 1920 troviamo scritto: “La Fabbriceria (organismo che sovrintendeva alla manutenzione della chiesa) ha deliberato di riorganizzare la Schola Cantorum della Parrocchia, conservando pure il canto delle Messe Gregoriane nelle feste comuni. È suo intendimento di aumentare il numero dei Cantori con qualche elemento nuovo e di invitare un maestro apposito che dia l’indirizzo della musica liturgica”.

La schola cantorum si recava il 10 agosto a Pasa per San Lorenzo (e il conte Zuppani poi offriva polenta e luganega), il 9 agosto a San Fermo, il 17 gennaio a Carmegn per Sant’Antonio abate e il 14 maggio a San Gottardo. A Natale, dopo il Matutin, i coristi si recavano da Augusto Pasa che preparava le trippe e il vino; a san Martino andavano a Longano a mangiare i moroni (grosse castagne) e a Pasqua in uno dei due alberghi di Sedico veniva loro offerta la focaccia. Modesto Comin preparava le partiture copiandole a mano per le varie voci. All’epoca dei fioretti (recita del Rosario) di maggio, insegnava i canti ai bambini presso l’asilo infantile di Sedico retto dalle suore.


Mario Sossai assume la direzione affidatagli da Modesto Comin
Purtroppo la seconda guerra mondiale, che coinvolse dal 1940 anche l’Italia, e il trasferimento nella nuova chiesa parrocchiale (l’attuale) avvenuto l’anno precedente crearono non poche difficoltà alla schola cantorum. Infatti l’organo, che per oltre un secolo aveva accompagnato i cantori, non fu giudicato idoneo per la nuova parrocchiale consacrata nel 1939 e fu pertanto lasciato nella chiesa vecchia con queste motivazioni pubblicate nel bollettino parrocchiale di marzo - aprile 1950: “... è piccolo ed, all’infuori delle canne, è tutto da rifare, perché è tutto logorato dal tempo e dal tarlo...”. E, inoltre, la feroce occupazione nazista (con l’incorporazione della provincia di Belluno a tutti gli effetti nel Reich germanico) dall’autunno del 1943 alla primavera del 1945 causò dei grossi problemi ai coristi: muoversi da casa di sera o in certe giornate (per le prove o per cantare) era molto rischioso per gli uomini e i giovani. Sappiamo che comunque in qualche modo l’attività continuò, accompagnata da un armonio suonato dai cappellani (in particolare don Eugenio Sorio che istruì Toni Carlin e il coro dei bambini, i pueri cantores ) o dal professor Bassanello, parente del dottor Locatelli di cui era ospite a Sedico durante la guerra.



Il dopoguerra
Terminato il conflitto (e precisamente nel 1946), Modesto Comin affidò la schola cantorum, composta da una ventina di maschi adulti, a Mario Sossai, giovane corista sui vent’anni che lavorava nelle officine (preposte alla manutenzione di autocorriere e camion) della ditta Buzzatti a Bribano e suonava in banda ormai da un decennio. Si intensificò allora l’attività della cantoria (com’era familiarmente chiamata la schola) e si procedette all’istruzione delle varie categorie. Mancava però l’organo di cui si sentiva la necessità. Così infatti scriveva il parroco mons. Fiori sempre nel bollettino di marzo - aprile 1950: “... La nostra cantoria, la quale, grazie alle cure assidue dei due Revv.di Cooperatori, si è ravvivata ed allargata, ci ha fatto sentire nelle funzioni di Natale della bella musica e qualche novità prepara anche per le feste di Pasqua, reclama l’organo. Non ha torto: un piccolo armonio in un ambiente così grande è troppo poco. Pensate l’effetto di un organo nella nostra Chiesa così sonora. Quanta maggior solennità alle funzioni!”.

La distruzione del Callido
E l’organo fu costruito nuovo, smantellando quello vecchio, di cui furono recuperate solo le canne e i mantici, come scriveva nel bollettino di luglio 1950 mons. Fiori: “... Sono venuti dei tecnici, i quali smontarono tutto l’impianto. Ripassarono ad una ad una tutte le canne, che furono trovate buone. Sono di buon autore, il Calido, ma sono poche per un organo moderno e vi saranno aggiunte delle altre. Pare che anche i mantici siano ancora in buon stato, almeno potranno servire, però saranno azionati non più a mano, ma con motore elettrico. Tutto il resto è stato scartato, perché logoro e di sistema sorpassato...”.


Peccato si trattasse di un organo prestigioso! Gaetano Antonio Callido infatti (Este 1727 - Venezia 1813) fu in Italia uno dei più famosi costruttori di organi (ben 400) riconoscibili per la particolare sonorità; egli fu attivo a Venezia dal 1748; nel 1766 fu incaricato di ricostruire i tre organi di San Marco e dal 1770 divenne organaro stabile di quella basilica. Il Callido di Sedico - riferisce il Corriere delle Alpi del 21.11.1996 - proveniva dalla chiesa bellunese di San Gervasio; era stato acquistato dalla nostra parrocchia ad un’asta indetta nel 1810 dagli occupanti francesi di Napoleone che avevano demanializzato quel convento (comprendente la chiesa stessa) e cacciato le monache. Da qualche anno si sta procedendo, anche nella nostra provincia, al restauro degli antichi organi superstiti (alcuni dei quali opera del Callido) e purtroppo fra questi non potrà figurare quello di Sedico. Forse si decise di smantellarlo in quanto, avendo la ruggine intaccato le parti metalliche e il tarlo quelle lignee, gli alti costi ne sconsigliarono il restauro (oggi invece reso possibile da tecniche sofisticate). Ad ogni modo, per la festa della Madonna del Rosario del 1950, fu inaugurato l’organo provvisto di oltre 500 canne. Inizialmente, nelle feste più importanti, si ricorse a organisti di Belluno ( fra cui i maestri Prosdocimi e De Pra), ma solo per circa un anno in quanto, come scriveva monsignor Fiori nel bollettino di febbraio 1951, “... un giovane di buona volontà si è messo con tutto l’impegno a studiare, ha già fatto buoni progressi e speriamo fra non molto di non aver più bisogno di ricorrere fuori di paese a cercare l’organista (penso che il giovane sia Toni Carlin, il quale da allora non ha mai smesso di suonare l’organo nella nostra chiesa)”.


L’attività
Domenica 16 settembre 1956 (era una splendida giornata col sole), dopo molte prove, la schola cantorum di Sedico si presentò al gran completo (anche con le voci bianche dei numerosi fanciulli istruiti dall’allora seminarista don Mario Pasa) a cantare nella messa celebrata all’aperto in piazza del Duomo a Belluno dal cardinal Roncalli, patriarca di Venezia e futuro papa Giovanni XXIII, al Congresso Eucaristico Diocesano: fu eseguita la Messa Eucaristica a quattro voci (le tre virili e quelle dei fanciulli) di Lorenzo Perosi.


Ai componenti della cantoria furono impartite anche lezioni di teoria e solfeggio, che vennero riproposte per anni, come testimoniano i bollettini redatti dal nuovo parroco don Paolo Simonetti. In quello di dicembre 1958 si legge: “ ... Mi sono accordato con il Direttore della «Schola cantorum» Mario Sossai e con l’organista Antonio Carlin per la divisione dei cantori secondo le voci per apprendere la musica polifonica. C’è un orario: il lunedì per i Bassi, il mercoledì per i Tenori, alle ore 20 di sera, il venerdì per i Soprani alle ore 16 pomeridiane...”. Mentre nel bollettino di dicembre 1959 si trova scritto: “... I topi non dormono tranquilli, in canonica. La saletta sottostante è sempre rumorosa dalla mattina alla sera. Fanciulli, aspiranti, giovani, catechiste... ed ora, quasi tutte le sere i nostri bravi cantori. I nostri maestri di musica si sono divise le ore per insegnare il solfeggio. Il perito Mario Sossai, direttore della Schola Cantorum, fa scattare i tenori; Antonio Carlin esercita i bassi, non quelli dell’organo... soltanto. A don Giovanni (il cappellano) restano le anime quiete dei fanciulli...”. Mentre la Schola solennizzava le celebrazioni solo nelle feste più importanti, nella maggior parte delle domeniche era un gruppo di ragazzi (stando dietro l’altar maggiore vicino all’organista Toni Carlin) a cantare, con la partecipazione del popolo, le messe più semplici e conosciute. Se per caso mancava la corrente elettrica, erano i ragazzi stessi, a turno, ad alzare e abbassare una leva per pompare l’aria necessaria a dar voce all’organo. Con l’arrivo di don Paolo Simonetti, ogni anno ai cantori la parrocchia regalava la gita come ringraziamento. Furono anni alquanto difficili, segnati dall’emigrazione che costrinse tante persone a cercar lavoro altrove restando lontane da casa, fin quando anche a Sedico si installarono delle industrie. Significativo è quanto scriveva l’arciprete don Paolo nel bollettino di aprile - giugno 1960: “... Dopo la Scuola di Musica teorica e pratica tenuta durante l’inverno dal Direttore Mario Sossai e dall’organista Antonio Carlin, nella Festa di Pasqua, Domenica in Albis, Corpus Domini, si poté gustare l’esecuzione della nuova Messa del Ravanello, riuscita bene, nonostante l’assenza forzata di molti cantori, perché emigrati. A Natale faranno ritorno e allora ascolteremo altri nuovi canti polifonici imparati, ma non eseguiti...”.

Un po’ di crisi seguita da una decisa ripresa
Dopo un periodo di flessione, la Schola Cantorum si riprese decisamente verso il 1970 grazie all’inserimento di parecchie forze nuove, tra cui un buon numero di giovani. Vecchi e nuovi cantori pieni di entusiasmo, diretti e addestrati con grande competenza e passione da Mario Sossai, con due prove settimanali in breve tempo furono in grado di eseguire messe e mottetti accompagnati all’organo da Toni Carlin. Non ci fu quindi a Sedico, per fortuna, quella crisi che colpì molti cori di chiesa dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962 - 1965), quando fu introdotto l’uso della lingua italiana nella celebrazione della messa e delle varie funzioni. Ci fu chi equivocò, riguardo a questa disposizione, e mise da parte quel grande patrimonio di musica sacra (messe, inni, mottetti, corali, ecc.) composto in latino e chi arrivò addirittura a snaturare anche antiche composizioni (e lo fa tuttora) con traduzioni delle stesse nella lingua italiana.


Il nuovo organo e l’ingresso delle voci femminili nel coro
Il 1973 fu per la Schola l’anno delle grandi novità. Venne installato l’attuale grandioso organo ( provvisto di oltre 1.600 canne) realizzato dalla ditta Ruffatti di Padova e, contagiate dall’entusiasmo dei maschi, un gruppo di ragazze chiese di entrare a far parte della gloriosa cantoria. Fu una rivoluzione in tutti i sensi, ma che diede subito grandi soddisfazioni a tutti. Naturalmente, oltre all’impegno occorso a Toni Carlin per “domare” un tale organo, ci fu quello che toccò a Mario Sossai per suddividere i cantori maschi in due sole categorie (bassi e tenori) e per trovare nuove partiture musicali che contemplassero anche le voci femminili (soprani e contralti). Facendo anche prove distinte per categorie, a distanza di alcuni mesi la Schola era già in grado di vantare un buon repertorio, tanto che il nuovo coro poté debuttare con le ragazze cantando alla Messa in onore dell’Immacolata l’8 dicembre di quell’anno. Successivamente la Schola, oltre a cantare nelle principali ricorrenze a Sedico e in qualche altra chiesa, partecipò più volte alla Rassegna dei cori parrocchiali che si teneva in onore di San Martino nel duomo di Belluno. Assieme ad altri cori (e talora da sola) cantò in svariate occasioni la Messa nella cattedrale di Belluno, mentre grande successo ebbe l’esecuzione dei celebri brani O Signor che dal tetto natio e Va pensiero, accompagnati dal Corpo Bandistico Comunale, nel concerto tenuto al cinema La Perla di Sedico (ora trasformato nella discoteca Paradiso).


Il repertorio e l’attività
Il 26 agosto 1979, dopo molte impegnative prove ed assieme ad altri 30 cori (per un totale di circa 900 coristi), la Schola di Sedico cantò durante la messa solenne celebrata da papa Giovanni Paolo II allo stadio di Belluno in occasione della sua visita ai luoghi che videro la formazione sacerdotale del suo predecessore papa Luciani. Il 12 luglio 1987, in Val Visdende, e il 16 luglio 1988, a Col Cumano, con altri cori, cantò nuovamente per papa Giovanni Paolo II che trascorreva alcuni giorni di vacanza in Comelico. Il 5 giugno 2001 la nostra cantoria diretta da Mario Sossai ebbe l’onore di esibirsi in diretta su Radio Maria che trasmetteva dalla chiesa parrocchiale di Sedico. La Schola Cantorum di Sedico in tutti questi anni ha imparato e messo nel suo repertorio una grande quantità di brani sia dei più grandi musicisti classici ( come Archadelt, Bach, Desprès, Händel, Mozart, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Schubert) che contemporanei (come De Marzi, Perosi, Sibelius); tra tutti, il brano musicale più apprezzato è senz’altro il famoso Alleluia tratto dal Messia, un oratorio del compositore tedesco Georg Friedrich Händel. Da alcuni anni la Schola ha anche un nuovo organista, Gino Centeleghe, che partecipa alle prove e, in alternativa a Toni Carlin, la accompagna nelle esecuzioni.


Dal 1994, su iniziativa di Bepo (Beniamino) Triches, da poco rientrato a Longano da Milano dove lavorava e subito entrato a far parte della Schola Cantorum, e con la collaborazione di Bepi (Giuseppe) Lena, i cantori indossano una loro divisa.



Nel dicembre del 2005 il cantore Bepi (Eugenio) Zella, per festeggiare i venticinque anni di appartenenza alla Schola Cantorum, ha regalato a tutti i componenti del coro il distintivo d'argento , da mettere all'occhiello della diivisa, unitamente al punzone (conservato dal Direttore del coro) per coniare altri distintivi all'occorrenza necessari.
Il distintivo raffigura la facciata principale della Chiesa Parrocchiale di Sedico.


Saverio De Cian è il nuovo maestro e direttore
Dal novembre 2006, dopo 60 anni, Mario Sossai ha affidato i coristi (attualmente una trentina) a Saverio De Cian, insegnante di educazione musicale nelle scuole a Santa Giustina Bellunese e che già negli anni ’70 aveva fatto parte della Schola Cantorum di Sedico. Il suo debutto alla direzione è avvenuto il 21 novembre 2006 alla messa serale celebrata nella chiesa di Boscon in onore della Madonna della Salute che ne è la titolare.



La gratitudine al vecchio direttore

In onore di Mario Sossai e per ringraziarlo della sua meritoria attività, la Schola Cantorum organizzò una festa la sera di domenica 11 marzo 2007, alla quale erano stati invitati anche i parroci di un tempo e gli ex coristi (circa un’ottantina). Oltre ai sacerdoti attualmente impegnati nel servizio pastorale a Sedico, Bribano, Roe, erano presenti anche don Piero Bez, indimenticabile parroco di Sedico, don Sergio Manfroi, da anni coordinatore dei cori parrocchiali, don Sandro Gabrieli, già cooperatore a Sedico, Carlo De Paris assessore alla Cultura del comune di Sedico e parecchi ex coristi che fecero parte della Schola a partire dal 1946. Dopo l’esecuzione di alcuni brani musicali, vennero offerti dal nuovo maestro unitamente a tutti i cantori e agli organisti (sia in attività che ex), dalla Parrocchia e dal Comune di Sedico dei significativi omaggi al festeggiato. Un sontuoso rinfresco, per la riuscita del quale collaborarono anche le ex coriste e il coro giovani, concluse in allegria la serata. Circa due mesi prima era stata consegnata, da parte della famiglia di Beniamino Triches che fu presidente onorario della Biblioteca Civica, una medaglia d’oro a Mario Sossai per il suo lungo impegno nella Schola Cantorum di Sedico, nel corso di una cerimonia organizzata la sera di sabato 20 gennaio 2007 per premiare con le borse di studio gli universitari più meritevoli.



(Studio a cura di Gianni De Vecchi, con testimonianze di Giuseppe Cason, Antonio Carlin, Giovanna Comin, Luigino Fontanive, Mario Sossai, Fermo Sponga e con notizie dai Bollettini Parrocchiali di Sedico dal 1920).
(Le foto storiche sono dell'archivio Mares. Si ringrazia per la concessione).



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