SCHOLA CANTORUM Sedico (Belluno)


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Cristo di Moro

HA 50 ANNI IL GRANDE CRISTO DI SEDICO

L’idea dell’affresco
Don Paolo Simonetti, nativo di Zoppè, arrivato a Sedico nel 1954, aveva subito pensato di ultimare e abbellire la chiesa parrocchiale consacrata nel 1939. Innanzitutto chiese al cugino Masi (nato nel 1903 e pure lui di Zoppè, residente ormai da anni a Parigi e noto pittore a livello internazionale) di progettare la realizzazione del pavimento e dei lampadari della chiesa. Cosa che avvenne su suoi disegni. Ogni estate Masi veniva a passare un periodo di villeggiatura a Sedico ospite di don Paolo in canonica. Fu proprio verso la metà degli anni Sessanta che il nostro parroco pensò di fargli dipingere un grande Cristo morto sulla parete di fondo dell’abside, dopo aver fatto chiudere le tre finestre presenti che, con la loro luce, disturbavano il raccoglimento dei fedeli.
Il pittore Masi, colloquiando con lo scrivente, disse che si sarebbe recato in ritiro spirituale (almeno una settimana) nel convento di Vedana, ospite di quei monaci, per meditare sulla passione e morte di Gesù prima di passare alla realizzazione dell’affresco. Nel 1968 però venne colpito da un male incurabile che lo portò alla tomba l’anno dopo a Parigi.

Il Cristo di Dante Moro
A questo punto don Paolo si rivolse allo scultore di Falcade Dante Moro (nato nel 1933) già famoso soprattutto per il portale bronzeo di Santo Stefano a Belluno (il suo capolavoro) e il Crocifisso della chiesa di Caviola. L’artista preparò vari disegni, finché uno di grandezza reale restò appeso per parecchio tempo sulla parete di fondo dell’abside (murate le finestre), suscitando i commenti e le perplessità della gente, la quale immaginava che il Cristo avrebbe avuto quell’espressione (era solo una bozza).
Don Paolo, con alcuni amministratori della Chiesa di Sedico, si recò il 26 novembre 1972 nel laboratorio dello scultore a Falcade: lo trovò pieno di disegni e c’erano pure un bozzetto in creta e uno in legno del Cristo di Sedico. L’artista stava scalpellando 5 metri cubi di legname (cirmolo) che formavano un unico blocco.
Il 23 gennaio 1973, nonostante la neve e il ghiaccio sulle strade, tornarono a Falcade a vedere lo stato dell’opera: l’artista stava lavorando di scalpello ormai da due mesi. Dopo qualche altro mese il Cristo, ultimato in tutte le sue rifiniture, fu trasportato a Sedico e appeso: col passare del tempo il cirmolo ha acquistato un colore più bruno.
Numerose sono le opere di Dante Moro in bronzo e legno presenti non solo nella nostra provincia, ma anche in varie parti d’Italia. Il tema che ha maggiormente rappresentato è stato quello del Crocifisso, per lo più di grandi dimensioni, con le braccia distese a esprimere sentimenti di misericordia e di accoglienza. Lo scultore, modesto e riservato, ha partecipato a varie mostre risultando più volte premiato. Oltre ai temi religiosi, le altre sue opere hanno come soggetto la vita e il lavoro dell’uomo, le figure femminili dell’infanzia e della maternità. È morto nel 2009 a 76 anni.
Così scriveva don Paolo: “Contemplando il Cristo (ricomposto nella maestà e serenità della morte), possiamo dire che l’artista si è ispirato alle parole della passione
Chinato il capo, rese lo Spirito”.

Gianni De Vecchi


Ricerca e studio a cura di Gianni De Vecchi
(ultima stesura 14 gennaio 2023)


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